La pieve romanica, isolata dalle case e immersa nel verde di San Faustino, piccola frazione di Rubiera, è una delle più antiche della diocesi reggiana. Infatti la prima notizia storica che documenta la sua esistenza come cappella si trova in un documento dell’archivio della Cattedrale di Reggio, pubblicato nell'anno 857. Dopo essere stata esplicitamente menzionata anche in un placito del 945 e ricordata successivamente nei vari rilievi imperiali da Ottone II e da Federico I, la chiesa viene elevata a pieve, dedicata ai santi martiri Faustino e Giovita, durante il pontificato di Urbano III, nel 1186. Quindi nonostante i restauri novecenteschi abbiano riportato alla luce, nel complesso absidale, le fondamenta dell'antico edificio che già esisteva nel IX secolo, la struttura attuale di questa pieve è ascrivibile proprio al secolo XII. Successivamente, dopo i numerosi rifacimenti del Seicento e a causa delle precarie condizioni della chiesa, verso il 1853 si decise di intervenire con l'intento di conferirle una struttura neoclassica, ma soltanto per quanto riguardò la sua struttura interna. Infatti la facciata, su consiglio del Dott. Malagola, fu ristrutturata conservando il suo aspetto più originario possibile sulla base di uno stile prettamente romanico-lombardo, di cui le absidi ne costituiscono un'evidente testimonianza. Questo progetto, affidato al Prof. Faccioli, che mirava a restituire alla pieve la sua primitiva struttura romanica, costituirà l'obiettivo principale anche dei successivi lavori eseguiti a partire dalla metà del Novecento.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Partendo dalla facciata, quest'ultima è ripartita da pilastri esterni rettangolari e, in mezzo, da quattro colonne semicircolari, di cui due medie minori e le altre maggiori, con coronamento ad archetti ciechi. La porta arcuata è ornata da colonne in marmo e da un tempietto sormontato da una bifora antica. Al culmine della facciata sono posti quattro pinnacoli ottagonali con le croci. Sulla facciata si possono anche ammirare le sculture del tempietto, i capitelli delle quattro colonne semicircolari, opera di Michelangelo Aschieri di Verona e la pittura che rappresenta i santi Faustino e Giovita, eseguita da Francesco Rivara di Parma. Nella parte posteriore della chiesa risultano particolarmente suggestive le tre absidi ripartite da lesene e caratterizzate dalla sequenza di archetti, dove alcune mensole presentano elementi geometrici ed altre riportano la raffigurazione di animali simbolici. Passando alla struttura interna della pieve, essa possiede una pianta basilicale a tre navate, divisa in cinque campate da coppie di pilastri in mattone, con capitelli in pietra. Dato che la sua architettura è stata col tempo ampiamente trasformata, solo in parte sono visibili alcuni elementi dell’antica struttura. All’interno si trova un tabernacolo in marmo di Carrara risalente al XVI secolo, oltre alla tela cinquecentesca raffigurante la vergine con il figlio e i santi protettori Faustino e Giovita, attribuita a Benvenuto Tisi detto il Garofalo. Infine, di notevole interesse artistico risulta anche l'affresco che rappresenta la Madonna in trono con il bambino, di impronta bizantina del XIII secolo, che è situato precisamente nella conca absidale.
LETTURE CONSIGLIATE
G. Saccani, La pieve di SS. Faustino e Giovita di Rubiera. Note storiche, Reggio Emilia 1924.
N. Artioli, La scultura romanica nella plebana di San Faustino di Rubiera, in In memoria di Leone Tondelli, Studio Teologico Interdiocesiano, Reggio Emilia 1980.
S. Stocchi, La pieve di San Faustino presso Rubiera, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.