STORIA
Il Duomo di Parma costituisce con il vicino Battistero uno dei monumenti più importanti del romanico padano e ha una struttura particolarmente complessa dovuta al protrarsi nel tempo dei lavori. Grandi artisti hanno lavorato nel corso dei secoli per la Cattedrale di Parma: il cantiere del Duomo ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo della scultura romanica italiana attraverso la personalità di Benedetto Antelami (1150 – 1230 circa). Nel corso del Cinquecento, inoltre, furono numerosi gli artisti che si susseguirono per abbellire la chiesa, così che le pareti e le volte sono interamente ricoperti di grandiosi affreschi, tra cui spicca L’Assunzione della Vergine, capolavoro pittorico del Correggio (1489 – 1534) eseguito nel periodo compreso tra il 1526 e il 1530 che anticipa lo stile barocco.
Osservando il possente edificio si riscontrano influssi con il romanico lombardo (le Cattedrali di Piacenza e Cremona hanno notevoli analogie con il Duomo di Parma) e il romanico d’oltralpe, soprattutto germanico, comunque rielaborati secondo il gusto locale.
La consacrazione del Duomo a Santa Maria Assunta fu celebrata nel 1106, sotto il pontificato di Pasquale II. Un documento datato 884 attesta l’esistenza di una primitiva Cattedrale “infra civitatem parmensem”. La costruzione dell’ attuale Duomo cominciò sotto il vescovo Cadalo ( 1046 – 1071), dopo che un incendio nel 1058 aveva distrutto la chiesa precedente. Come attestato nel Chronicon Parmense, la Cattedrale subì danni durante il terremoto del 1117 (“magna pars Ecclesiae Sanctae Mariae dirupta est”) , ma i lavori proseguirono per mano di Benedetto Antelami. La Cattedrale venne terminata intorno al 1178, quando l’Antelami elaborò il pulpito di cui oggi rimane solo la raffigurazione della Deposizione di Cristo .
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Esterno
La facciata a capanna, nella sua chiarezza plastica ottenuta attraverso l’equilibrio di elementi strutturali e decorativi, si inserisce coerentemente alla tradizione del romanico padano – lombardo (facciata di San Michele a Pavia). È in pietra e presenta tre ordini sovrapposti. Nel primo ordine si trovano tre portali . Il portale centrale presenta un protiro con leoni stilofori eseguiti nel 1281 da Giambono da Bissone. La fascia mediana è composta da due ordini di loggette percorribili a trifore con colonnine in marmo veronese. Probabilmente in origine esse dovevano essere continue, essendo il protiro di costruzione posteriore. Nel bordo inferiore dell’arco del protiro è scolpito il bel rilievo
dei mesi che risale al XII secolo. Il fregio continuo del portale è scolpito con scene di caccia e animali mostruosi. Anche la loggetta della sommità del fronte, che segue la linea del tetto, è percorribile. La decorazione della facciata riprende il motivo delle loggette sovrapposte delle absidi, generando forti contrasti chiaroscurali.
La zona presbiteriale all’esterno è caratterizzata da effetti plastici grazie al susseguirsi di volumi squadrati e semicilindrici decorati con lesene e arcate cieche terminanti con loggette.
La torre campanaria è quadrata, secondo la tipologia del romanico lombardo, con sottili lesene verticali. L’elegante trifora e la guglia di coronamento, risalgono alla fine del XIII secolo e sono di chiara ispirazione gotica.
Interno
La Cattedrale di Parma è a croce latina, con tre navate e transetto ad aula unica conclusa con nicchie semicircolari. L’interno presenta il corpo longitudinale caratterizzato da un forte verticalismo dovuto ai pilastri compositi alternati a pilastri a fascio, con capitelli e con semicolonne, sui quali poggia la copertura ad alte volte con costoloni a sesto acuto. L’interno del Duomo risulta così maestosamente imponente. I matronei, a differenza del Duomo di Modena, sono percorribili. Sono formati da quadrifore con capitelli decorati con motivi vegetali e temi simbolici come la Signora dell’Apocalisse. Le ghiere degli archi poggiano su peducci a forma di testa di animale o umana.
Lo slancio delle strutture è accentuato dalla sopraelevazione del presbiterio sulla cripta culminante nel tiburio, in cui nel XVI secolo è stata innestata la famosa cupola .
La vasta cripta con volte a crociera presenta capitelli scolpiti con motivi fitomorfi del XII secolo, mentre i capitelli delle navate sono scolpiti anche con parti figurate e sono probabilmente posteriori ai capitelli della cripta. Le sculture sono state attribuite dai critici a diverse mani anche se risulta una omogeneità stilistica . La personalità dominante è “Il Maestro dei Mesi”, che ha eseguito anche il Ciclo dei Mesi nell’archivolto del protiro.
Come già detto, lo scultore più importante che ha lavorato nel cantiere del Duomo di Parma è Benedetto Antelami. La Cattedra episcopale risulta poderosa e plastica: i due telamoni, le scene nei due fianchi raffiguranti San Giorgio che uccide il drago e La conversione di San Paolo, sono saldamente armonizzati nella struttura cubica della Cattedra. Nella Deposizione di Cristo egli si distacca al realismo di Wiligelmo (che decorò il Duomo di Modena), ravvivando i contenuti e ottenendo sculture eleganti ed equilibrate che mostrano la sua adesione ai modelli d’oltralpe, grazie
probabilmente a un soggiorno in Provenza. L’equilibrato rilievo è inquadrato da una fascia vegetale e arricchito da iscrizioni con i nomi dei vari personaggi che animano la scena, come in un codice miniato. Nella parte in alto a destra vi è la firma dello scultore. Le figure sono saldamente ancorate alla cornice inferiore, ben delineati sono i panneggi, che creano forti contrasti di luci e ombre. La croce del Cristo divide armoniosamente la scena in due parti uguali dove si dispongono i personaggi. La divisione del mondo cristiano alla destra del Cristo da quello pagano, a sinistra, è sottolineato dalle personificazioni del sole e della luna che simboleggiano il bene e il male. Antelami crea nel Duomo di Parma, e ancora di più nel Battistero di Parma (dove lavorerà sia come architetto che come scultore intorno al 1200), una nuova distribuzione dello spazio propria della scultura gotica.
STORIA
L’idea della nascita della nuova cattedrale di Ferrara coincide con la volontà di affermazione dell’autonomia della città, fino a quel momento assoggettata all’influenza della diocesi di Ravenna. A seguito del tentativo di emancipazione dell’allora vescovo della città, Landolfo, abbiamo il primo passo per la costruzione del nuovo Duomo. Nel 1139 la bolla di Innocenzo II sancisce sia l’indipendenza di Ferrara da Ravenna sia il benestare per la costruzione di una nuova cattedrale. Infatti l’antico San Giorgio si trovava in una zona piuttosto decentrata, al di fuori della cinta muraria. Per la scelta si privilegia un terreno di recente bonifica, atto per le sue dimensioni ad ospitare sia il centro della vita religiosa sia quello della vita politica. Nel 1133 si diede inizio ai lavori per la costruzione della nuova cattedrale, che ebbe tra i suoi principali finanziatori Guglielmo degli Adelardi, a cui appartengono anche le idee fondamentali circa l’edificio. Una lapide rinvenuta durante i lavori di restauro del 1925 certifica che “Glielmo fo l’auctore”, oltre che il principale finanziatore dei lavori, e che la mano delle splendide sculture che arricchiscono la cattedrale è quella di Nicolaus, allievo di Wiligelmo e Lanfranco a Modena. Il 1135 è l’anno della consacrazione della cattedrale a San Giorgio, patrono della città, come testimonia l’iscrizione in volgare presente nell’atrio della chiesa. La cattedrale che oggi si erge maestosa sulla piazza è frutto di numerose risistemazioni, testimoniate dall’estrema eterogeneità degli stili che vi si possono leggere. I primi interventi sull’assetto originale risalgono al XIII secolo e interessano la parte superiore della facciata principale sulla quale furono aggiunte le cuspidi laterali, le logge superiori e la loggetta sopra il portale mediano. Successivamente, le addizioni seguirono le linee del gotico internazionale. Una serie di interventi rilevanti risalgono all’età di Ercole I, il quale commissionò a Biagio Rossetti, il più importante architetto locale, il compito di intervenire sull’edificio. In quell’occasione, Rossetti allargò il coro e costruì l’abside. Per quanto riguarda l’interno della chiesa, le navate hanno assunto l’attuale aspetto barocco solo in seguito ad un rovinoso incendio che distrusse la precedente sistemazione.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
ESTERNO
Nonostante le numerose stratificazioni di stili che caratterizza la maestosa cattedrale di San Giorgio, l’occhio attento del visitatore riuscirà a scorgere, sotto il tripudio di linee gotiche presenti nella parte superiore della facciata, l’originario impianto di epoca romanica. Tale impianto è evidente soprattutto nella parte inferiore dell’edificio: un inconfondibile elemento romanico è rappresentato per esempio dall’imponente e austera parete bianca su cui si aprono i tre ampi portali. Fulcro dell’intero edificio è il meraviglioso protiro che, per varietà di bassorilievi e sculture, rappresenta una delle vette più alte del romanico padano. L’opera è unanimemente attribuita al grande scultore Nicolaus, probabile allievo di Wiligelmo nella fabbrica del Duomo di Modena. Alla base della costruzione scultorea vi sono due imponenti leoni, i quali sorreggono sulla loro groppa due telamoni dal volto affaticato. Il protiro culmina poi in un arco, ai lati del quale sono inseriti i bassorilievi di San Giovanni Battista e di una figura, probabilmente Giovanni Evangelista, che in una mano sostiene appunto il Vangelo. La meravigliosa ricchezza scultorea del protiro continua a dispiegarsi lungo l’estradosso dell’arco: esso è infatti decorato con formelle a rosette che convergono verso il centro della volta, sulla quale è presente il simbolo cristologico dell’Agnus Dei. La parte superiore del protiro racchiude e protegge il maestoso portale maggiore, costellato da strombi a fascio di colonnine e pilastrini e culminante con la splendida lunetta racchiusa nell’archivolto. Nella lunetta è poi raffigurato il leggendario combattimento tra il santo patrono della città di Ferrara e il drago. A certificare l’intervento diretto del maestro Niccolò è presente, attorno alla stessa lunetta, un’epigrafe dedicatoria. Magistrale e incantevole è il dinamismo che l’autore è riuscito a imprimere alla scena: il destriero del Santo sembra incedere verso il drago ferito e agonizzante a terra, mentre il santo, con l’elsa stretta nella mano, è sul punto di infliggere la ferita mortale. La resa plastica del cavaliere è eccelsa e sono inoltre ancora visibili le tracce dell’antica policromia. A fare da cornice al bassorilievo vi è poi una decorazione che percorre l’archivolto con tralci che sembrano nascere da un mascherone. L’archivolto poggia su capitelli, dai quali si dipartono i piedritti a fascio, la cui decorazione è costituita da un’Annunciazione e dalla raffigurazione dei quattro Profeti dell’Apocalisse. L’autore ha scolpito figure senza tempo: la resa plastica è evidente solo nei lineamenti del viso, mentre il corpo sembra appena accennato e scolpito sulla colonna. Risalendo lungo il portale, l’osservatore noterà lungo l’architrave, sotto la lunetta, le otto formelle che illustrano vari episodi della vita riguardanti l’avvento e la nascita di Cristo. Vi si possono leggere a partire da sinistra: la Visitazione, il Presepe, l’Annuncio ai pastori, l’Adorazione dei magi, la Presentazione al Tempio e infine il Battesimo di Cristo. Sopra il protiro si innalza la Loggia delle Benedizioni. Costruita in stile gotico, attorno al 1250, la loggia si apre con tre archi decorati, al centro dei quali, tra le due bifore, è posta una Madonna col Bambino del XV secolo. Sopra la loggia si sviluppano, su tre livelli, le storie del giudizio universale. È interessante osservare, sui pennacchi degli archi, i defunti risorti che escono dal proprio sepolcro. Sopra, al centro del fregio presente sull’architrave, si osserva la scena della Psicostasi, ossia della pesatura delle anime. Il corteo dei dannati si svolge verso la destra del protiro, dove si apre una lunetta sulla quale è raffigurata la pentola infernale. Il gruppo dei beati si dirige invece verso sinistra, verso la lunetta sulla quale è raffigurato il Paradiso. Il timpano che corona l’edicola contiene la figura di Cristo Giudice. La sezione gotica della cattedrale, sopra l’originario substrato romanico, viene divisa in tre parti da due contrafforti, ma viceversa unificata dalla presenza dei vari livelli di loggiato. Il visitatore rimarrà certo incantato scorrendo con gli occhi il primo ordine di logge ad archetti a tutto sesto, che appaiono riuniti in trifore sopra le quali sono collocati piccoli rosoni racchiusi in archi a sesto acuto. Un secondo ordine di logge funge invece da base per le bifore, maestose e fortemente strombate. I timpani che coronano le tre cuspidi sono decorati con tre rosoni e impreziositi da arcatelle che percorrono gli spioventi.
FIANCO NORD
Su via degli Adelardi si svolge il fianco nord della cattedrale il quale, non essendo mai stato sottoposto a interventi successivi, mantiene intatto il suo assetto romanico. Il materiale usato per la costruzione è il cotto. Uno sguardo acuto noterà due antiche porte murate: la più ampia, detta Porta del Giudizio, conduceva all’antico cimitero.
FIANCO SUD
Su Piazza Trento Trieste si sviluppa il fianco sud dell’edificio, su cui è possibile leggere le tracce romaniche nella sequenza di archi, sorretti da semicolonne che giungono sino al suolo. Motivo di interesse, pur non essendo state conservate nell’antica forma, sono le botteghe che si aprono sotto il porticato, nella Loggia dei Merciai. Circa a metà della lunghezza del fianco, il loggiato romanico è interrotto da un arco, scheletro del distrutto Portale dei Mesi. La suddetta porta venne distrutta nel 1717. Nel Museo della Cattedrale sono però conservate le formelle che la decoravano. In origine, la porta era probabilmente dotata di un protiro che doveva concorrere con lo splendore del portale maggiore. La decorazione presenta il progetto di una serie di rilievi che simboleggiano i dodici mesi dell’anno e i relativi segni zodiacali. L’autore dello splendido e vivace ciclo di sculture, caratterizzate da un intenso plasticismo, è convenzionalmente chiamato Maestro dei Mesi. La mano di questa forte personalità, quasi certamente un seguace diretto di Benedetto Antelami, è stata riconosciuta anche nella Chiesa di San Mercuriale a Forlì e nella basilica di San Marco a Venezia.
LETTURE CONSIGLIATE
La cattedrale di Ferrara : guida artistica e iconografica a un capolavoro dell'architettura religiosa, Berenice Giovannucci Vigi, Firenze 2000
La cattedrale pitagorica : geometria e simbolismo nel Duomo di Ferrara, Carlo Tubi, Ferrara1989.
Museo della Cattedrale di Ferrara : catalogo generale, a cura di Berenice Giovannucci Vigi e Giovanni Sassu, Ferrara 2010
STORIA
La ricostruzione storica del Duomo di Reggio Emilia, situato in piazza Prampolini, risulta molto articolata per le diverse fasi costruttive e i numerosi restauri compiuti nei secoli, tuttora in corso. Fino al 903, i documenti più antichi indicano la Cattedrale di Reggio con il titolo di San Prospero, che si identifica in quella chiesa posta al di fuori delle mura della città. Successivamente il Vescovo di Reggio, avvalendosi delle facoltà concessagli dal Re Ludovico III, attraverso l'atto di donazione del 31 ottobre del 900, in seguito all'incursione degli Ungari, decise di far costruire una nuova Cattedrale presso la canonica di Santa Maria, già istituita nell'857. Quindi è probabile che la prima cattedrale di Reggio Emilia sia stata eretta, proprio nella posizione attuale, tra gli anni 904 e 942. Vi sono inoltre versioni differenti che riguardano l'edificazione della chiesa o su di un tempio pagano dedicato a Bacco o su di un tempio in onore di Apollo andato distrutto per ordine di Costantino. Di sicuro a partire dal 979 la nuova cattedrale cominciò la sua stagione di massima espansione, quando il Vescovo Ermenaldo contribuì a rafforzare il suo ruolo, collocandovi le spoglie di San Prospero. Si presuppone inoltre che il Duomo fu ricostruito dopo il Mille, alla fine del secolo XI, il che si accorda perfettamente con le date di edificazione delle più grandi cattedrali romaniche delle altre città dell'Emilia Romagna come Modena e Fidenza. La cattedrale di Reggio però giunse al Cinquecento con un aspetto interno molto disomogeneo in quanto le strutture romaniche convivevano con le volte a crociera del Quattrocento e con il transetto e le absidi di gusto rinascimentale. Al periodo cinquecentesco risale il rifacimento della facciata, commissionato a Prospero Sogari, detto il Clemente, che fece occultare tutta la parte inferiore per collocarvi i marmi del nuovo progetto. Anche l’interno subì una vera opera di omogeneizzazione, con la quale l'architetto senese Cosimo Pugliani inglobò l'antica struttura romanica in una trabeazione dorica. Nel 1623 sul transetto venne innalzata la cupola che fu realizzata dal sacerdote reggiano Paolo Messori e affrescata su progetto dello scenografo reggiano Francesco Fontanesi nel 1779.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
L'antica struttura del Duomo di Reggio, dopo la presunta ricostruzione dell'XI secolo, si rifaceva allo schema toscano, rappresentato da San Miniato al Monte di Firenze. Aveva infatti la pianta a croce latina, a tre navate con transetto ed era contraddistinta dalla presenza della navata trasversale che insieme alla cappella absidale sostituivano la terza campata tipica del modello toscano. Un altro elemento estraneo a questo schema toscano è il tiburio ottagonale che, costruito nel 1269 nell'ambito del cosiddetto restauro Malaguzzi, sovrastava la facciata della chiesa e oggi è rilevabile solo all'esterno, reso evidente dall'attuale torre campanaria. A partire dall'anno Mille, sono state eseguite anche altre numerose opere di considerevole valore artistico proprio come il mosaico pavimentale, l'affresco bizantineggiante con Cristo in mandorla e angeli e santi che fino al 1960 ornava la facciata della chiesa, i resti dell’ambone antelamico dei primi del XIII secolo e i leoni stilofori, oltre agli affreschi, alle colonne, ai capitelli e ai resti dei matronei di epoca romanica. Partendo dal mosaico pavimentale, che si estendeva alle tre campate della navata centrale, esso fu ritrovato nel 1897 e venne datato intorno al XII-XIII secolo. É diviso in diversi riquadri con decorazioni varie per argomento e tecnica, in cui si distinguono le parti originarie da quelle rifatte. Infatti le rappresentazioni delle lotte dei mostri sono visibili nei resti più antichi, riprodotte dai restauri, dove vi sono le scene bibliche di Eva sedotta dal serpente e di Daniele nella fossa dei leoni. Inoltre agli inizi del secolo XIII si attribuisce anche la costruzione della cripta che appare interessante per il reperto dell'altorilievo del Pantocratore, il quale proviene dal parapetto dell'ambone o dal pontile sovrastante la cripta. Questo significativo pezzo scultoreo è stato datato tra il 1220-1230 ed è attribuibile alla cerchia antelamica. Al centro di questa decorazione scultorea, entro una mandorla che racchiude il cielo stellato, vi è collocato il Cristo Pantocrator seduto in trono e scalzo, con la mano destra elevata a benedire e la sinistra a reggere il libro del creato. Questa figura è circondata da quattro simboli alati degli Evangelisti e da due angeli maestosi ai lati. Di provenienza antelamica sono anche i leoni stilofori, i quali è probabile che prima reggessero le colonne portanti dell'ambone del Duomo. Infine, all'interno dell'edificio, che presenta una pianta cruciforme segnata dalla navata maggiore, dal transetto e dal coro, i pilastri dividono la navata centrale dalle navate laterali. Su quest'ultime si affacciano cinque cappelle per parte, dove sono collocati i più significativi sepolcri, dipinti e opere di illustri artisti del Cinquecento e Seicento quali Bartolomeo Spani, Domenico Cresti detto Passignano, Cristoforo Roncalli detto Pomarancio, Orazio Talami, Palma il Giovane, Annibale Carracci e Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino.
LETTURE CONSIGLIATE
N. Artioli, L' origine della cattedrale di Reggio Emilia, Cesena 1977.
E. Monducci, V. Nironi, Il Duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1984.
W. Montorsi, Il Duomo di Reggio Emilia nei secoli IV e VI: le cinque basiliche, Modena 2002.
Design by Brego_Web