STORIA
All'interno di un piccolo centro in provincia di Parma, Fontevivo, si erge l'abbazia di San Bernardo, un complesso monumentale particolarmente imponente che viene considerato come la prima filiazione diretta dell'abbazia di Chiaravalle della Colomba. L'anno della sua fondazione risale al 1142, ad opera di un gruppo di monaci cistercensi provenienti proprio dalla vicina abbazia piacentina, nell'ambito di un'iniziativa di bonifica del territorio circostante promossa dai marchesi Pallavicino di Busseto. Dopo la costruzione dell'abbazia di Fontevivo, che si protrasse per l'intero XII secolo e i primi decenni di quello successivo, le sue vicende storiche si rivelarono ben presto turbolenti, in quanto già nel 1245 fu occupata e saccheggiata dalle milizie di Federico II di Svevia. I cistercensi rimasero a Fontevivo fino al 1546, proprio quando l'abbazia passò sotto la giurisdizione benedettina di San Giovanni Evangelista di Parma, per intercessione dei Farnese. Se al momento della sua fondazione l'edificio monastico venne strutturato secondo lo schema tipico delle abbazie cistercensi (con un chiostro quadrato centrale attorniato da altri ambienti come la chiesa, la biblioteca e il refettorio), nel 1733 divenne sede del Collegio dei Nobili di Parma, subendo delle radicali trasformazioni. In seguito, a partire dalla metà del XIX secolo, la chiesa cominciò ad essere utilizzata dal comune di Fontevivo e adibita a parrocchiale ordinaria.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Gran parte dell'intero complesso dell'abbazia di Fontevivo appartiene di sicuro ai rifacimenti del XVII e XVIII secolo, ad eccezione però della sola chiesa di San Bernardo che ancora oggi, in seguito ai recenti interventi di restauro, continua a conservare il suo originario aspetto romanico. Ma con la struttura della chiesa, che rispecchia lo stile modulare della costruzioni cistercensi, contrasta apertamente la sua facciata in mattone, in quanto quest'ultima fu ricostruita nel Quattrocento e risentì maggiormente dei rifacimenti di quel periodo. Una decorazione particolarmente elaborata e la ripetizione di un motivo ad archetti pensili a tutto sesto domina soprattutto nel fianco, nel transetto e nell'abside della chiesa. A questo proposito dalla veduta absidale, che è la più interessante del complesso, risaltano le linee tipicamente cistercensi che, nonostante la loro asciutta struttura geometrica, aggiungono movimento all'insieme. La testata dell'abside e quelle del transetto, delineate da contrafforti angolari, mostrano una netta somiglianza in altezza, larghezza e nel profilo cuspidato a triangolo. Tra i tre bracci sono inseriti i volumi più bassi delle due cappelle affiancate al presbiterio e dall'incrocio si alza il tetto a piramide che sovrasta la cupola. Passando invece all'interno, quest'ultimo viene reso nitido e luminoso dalle superfici intonacate di chiaro a cui si affiancano le strutture portanti, come pilastri, archi e costoloni, che spiccano con il color rosso del mattone. La pianta della chiesa, che richiama quella di Chiaravalle della Colomba, è a croce latina, con il presbiterio poco profondo e con il piedicroce diviso in tre navate, ricoperte da volte a crociera a sistema alternato. Oltre ai capitelli in pietra, decorati a foglie, palme e rosette, risultano interessanti anche i pilastri quadrilobi, dove tra le semicolonne si inseriscono due o tre pilastrini, ad ognuno dei quali corrisponde, sopra il capitello, una membratura da sorreggere. L'interno della chiesa custodisce inoltre preziosi monumenti scultorei di notevole rilievo storico e artistico. In una nicchia della seconda navata, ricavata nel muro perimetrale di destra, è infatti conservata la “Madonna col Bambino”, una statua in pietra policroma della fine del XII secolo che è stata attribuita a Benedetto Antelami. É un'opera notevole, oltre che per la delicatezza delle sue linee e per la qualità scultorea, anche per le ampie tracce di colore rimaste sulla pietra, che testimoniano come le sculture romaniche venissero spesso completate con vivaci coloriture. Il ritrovamento ha permesso la rivendicazione dell'alta qualità di questa Madonna che, nel panneggio dalle forme arrotondate, siede con il Bambino in grembo e un fiore in mano. La statua mostra delle somiglianze dei tratti e dei profili con le tante figure presenti nei timpani, nelle nicchie e nelle solenni personificazioni dei mesi dell'anno all'interno del Battistero di Parma. Sono stati evidenziati dei rapporti strettissimi con le altre figure eseguite sempre dall'Antelami: la Madonna al centro del portale settentrionale dello stesso Battistero parmense e la monumentale statua del campanile di Fidenza. Ma dal volume compatto della Madonna di Fontevivo emergono dei tratti così dolci e pacati che sembrano differenziarsi dalle forme molto squadrate della Madonna di Parma e dal panneggio solenne e togato di quella di Fidenza. Anche la minore dimensione, l'assenza di monumentalità e la collocazione non ostentata contribuisce a creare un linguaggio meno aulico e quindi più realistico e suadente rispetto a queste simili sculture. Infine, ritornando agli altri tesori scultorei della chiesa abbaziale di Fontevivo, nel braccio sinistro del transetto, troviamo la lastra tombale, in marmo rosso, appartenente al marchese Guidone Pallavicino, cavaliere templare e benefattore dell'abbazia di Fontevivo e il sarcofago marmoreo di Ferdinando di Borbone, che fu duca di Parma prima di Napoleone e morì nel 1802.
LETTURE CONSIGLIATE
A. Galletti, L’abbazia “nullius” di Fontevivo, in I monasteri italiani della Congregazione sublacense, Roma 1972.
S. Stocchi, L'abbazia di Fontevivo, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.
M. C. Basteri, L'abbazia di Fontevivo: quaderno didattico per una visita attiva e partecipata, Fontevivo 2007.