STORIA
Su una strada centrale della città di Piacenza si trova la piccola chiesa romanica di Sant'Ilario, di origine ospitaliera, che fu edificata intorno al XII secolo. Inizialmente era associata ad una farmacia e solo nel Cinquecento viene elevata a parrocchia, divenendo la chiesa patronale degli orefici. In seguito, fu sede della Congregazione del SS. Sacramento, nata nel 1576 per volontà del vescovo di Piacenza Paolo Burali per fornire ausilio ai pellegrini. Ma nel 1810 venne soppressa come parrocchia e, una volta chiusa al culto, fu adibita prima a magazzeno e poi a sede dell'Archivio Storico Comunale, oggi trasferito a Palazzo Farnese. A partire dal 1930 divenne oggetto di importanti interventi di restauro, che mirarono a riedificare la zona absidale, demolita nel XIX secolo e a ripristinare il rosone, che era stato sostituito nel XVIII secolo con una finestra rettangolare. Poi, restaurata recentemente dal Comune di Piacenza, è oggi adibita ad auditorium comunale.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
A differenza della struttura interna di questa chiesetta a navata unica che, dopo le trasformazioni del Cinquecento, non si presenta di particolare interesse, la facciata a capanna invece conserva gran parte della sua costruzione originaria, nonostante qualche aggiunta cinquecentesca. La facciata in mattoni è caratterizzata in basso da un significativo portale scolpito e in alto da una galleria di archi su colonnine e capitelli in pietra. Sono invece frutto di rifacimenti cinquecenteschi l'arco che incornicia il portale e i due archi ciechi laterali. Un vero e proprio capolavoro scultoreo romanico del XII secolo è proprio il portale dalla imponente strombatura, che esibisce stipiti con capitelli corinzi e un considerevole architrave istoriato a bassorilievo. Quest'ultimo, che riprende con toni più semplici l’architrave dell’ingresso destro del Duomo di Piacenza, raffigura il tema dell’incredulità di San Tommaso, un esempio di grande interesse per la scultura romanica padana e piacentina in particolare, fiorita proprio attorno al cantiere del Duomo. Questa scultura, in cui San Tommaso inginocchiato tocca con il dito il costato di Cristo che si trova in mezzo agli altri Apostoli con le braccia aperte e il libro in mano, viene spesso attribuita ad un artista modenese della cerchia di Wiligelmo. Nell'architrave, il racconto scultoreo appare molto serrato per il convergere dei personaggi, dai tratti vitalmente espressivi, verso la figura centrale di Cristo. Tutte le figure, che sono rappresentate in vari atteggiamenti, escono dai bordi dell’architrave e assumono una caratteristica a tutto tondo. Inoltre le tipologie dei volti e lo stile del basso rilievo rimandano alla scuola delle sculture della Cattedrale e sono anche tematicamente in sintonia con i suoi soggetti neotestamentari. Probabilmente però sono andate perdute molte altre sculture come quelle nella lunetta dove ora rimane solo un affresco sbiadito del Cinquecento e nelle travi della volta. Infine di notevole interesse è anche il coronamento della facciata, dove la galleria posta sotto la linea di gronda è contraddistinta da archi profilati da una risega e sormontata da una fascia di archetti pensili.
LETTURE CONSIGLIATE
A. Siboni, Il centro storico della città di Piacenza, Piacenza 1965.
P. Berzola, A. Siboni, Guida all'architettura romanica nel Piacentino, Piacenza 1966.
S. Stocchi, Sant'Ilario a Piacenza, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.