STORIA
La Basilica di San Savino viene a costituirsi come una tra le più importanti testimonianze architettoniche romaniche dell’Italia Settentrionale. È situata sulla via Alberoni nella città di Piacenza, ed è intitolata a San Savino, secondo vescovo di Piacenza e fondatore della stessa basilica nel IV secolo. La data di fondazione di questa prestigioso edificio cultuale è supposta essere il 394, momento in cui San Savino cercò di organizzare la vita spirituale e comunitaria dei piacentini, adottando una modalità liturgica propria, che rimase in vigore fino al Concilio di Trento; San Savino morì nel 420 e il suo successore San Mauro decise di preservarne le spoglie nell’altare maggiore della basilica. Nel 902 la città di Piacenza fu colpita dalle invasioni barbariche: gli Ungari distrussero in gran parte la struttura, che fu nuovamente eretta dal Vescovo Everardo nel 903, ma un’ulteriore razzia barbarica la rase nuovamente al suolo, nel 924. La chiesa fu infine interamente ricostruita nell’XI secolo. Il primo documento che testimonia una datazione certa della presenza di questa struttura è del 15 ottobre 1107, anno in cui avvenne la consacrazione della complesso, celebrata dal vescovo Aldo. La chiesa godette di un periodo di grande floridezza fino al XV secolo; nel 1495 passò poi ai padri Geronimini. Durante il periodo barocco subì diverse trasformazioni, consuete in quel periodo: nel 1721 ad esempio venne ricostruita la facciata con un portico retto su colonne binate. Nei secoli successivi non si registrarono ulteriori modificazioni della mappatura originaria. Sarà solo nel 1903 che inizierà un lungo intervento di restauro diretto da Ettore Martini, che decise di rispettare la facciata barocca, ma ripristinò l’interno della chiesa. L’operazione riguardò per lo più le absidi e la cripta.
NOZIONI STORICO – ARTISTICHE
L’interno della basilica si presenta con linee razionali e severe, con sobrie murature in mattoni a vista, archi e pilastri in pietra. La sua mappatura è strutturata in tre navate, triabsidata, e i sostegni sono posti in un sistema alternato con una copertura a volte a crociera; sette sono le coppie di pilastri polistili in pietra: quelli principali riportano otto elementi (quattro sono infatti gli spigoli nel quadrato e quattro sono le semicolonne addossate), mentre quelli di minore importanza riportano solo quattro elementi, mancano infatti gli spigoli. I capitelli sono tutti scolpiti con figure zoomorfe e fantastiche. Le campate sono tre nella navata principale e sei nelle navatelle. Nella terza campata è da notare il presbiterio, collegato alla cripta tramite una scalinata discendente. L’elemento più prestigioso del complesso di San Savino è la presenza di due mosaici pavimentali che accrescono la sontuosità e la bellezza del pavimento del presbiterio e della cripta; il primo presenta un composizione metaforica dalla quale emergono le virtù cardinali (vi sono infatti rappresentati guerrieri in lotta e diversi animali), il secondo, più antico, presenta un fondo marino dove sono collocati i dodici mesi dell’anno. Il presbiterio non è rialzato e dunque la cripta risulta, di conseguenza, sotterranea, estendendosi in lunghezza all’interno del presbiterio. La sua copertura è costituita da volte su colonne che suddividono lo spazio in tre navate e otto campate, dove sono presenti circa trenta capitelli, quasi tutti scolpiti. Da notare come anche gli elementi d’arredo vengano a costituirsi come un’importante testimonianza medievale: va segnalato, infatti, il crocifisso posto nell’abside, rara scultura in legno giunta fino a noi dall’epoca romanica. Procedendo verso l’esterno della struttura, notiamo le alterazioni poste nel 1700 alla facciata principale, mentre il resto dell’edificio è chiuso nel complesso del monastero realizzato all’epoca dei benedettini. Sul lato nord della struttura si può notare l’abside mediana e un’absidiola, ricostruite in epoca moderna; al lato opposto notiamo invece il campanile con un cono cestile lombardo.
LETTURE CONSIGLIATE:
Sergio Stocchi “Italia Romanica, L’Emilia Romagna”