STORIA
La Basilica di San Pietro in Sylvis sorge a circa mezzo chilometro dalla città di Bagnacavallo (RA) ed è la più antica e meglio conservata tra le pievi di Romagna. Perfetto esempio di architettura protoromanica, è databile attorno al VI-VII secolo, come sembra indicare lo stile di due arcate ornamentate del ciborio.
Tre secoli dopo la costruzione della Basilica fu innalzato un campanile cilindrico che nel 1668 fu abbattuto, perché ritenuto pericolante. Esso venne ricostruito dopo il restauro della pieve, avvenuto nel 1933.
Agli inizi del XVII secolo (1605), nel luogo dove oggi sorge la pieve furono rinvenute iscrizioni marmoree dedicate a Giove (ora conservate nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara) le quali indicano l'esistenza di un precedente tempio destinato al pubblico culto.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
L'edificio, costruito con mattoni di varia grandezza, ha l'abside orientata a levante. La facciata, orientata a ponente, come si riscontra nelle basiliche cristiane, è spoglia e disadorna, ad eccezione delle lesene che scandiscono anche all’esterno la ripartizione interna in tre navate, e presenta due porte: una al centro e una, più piccola, a sinistra. La sua uniformità è interrotta, oltre che dalle lesene, da una bifora al cui centro è posta una colonnina di marmo, tipica delle chiese ravennati (San Francesco, San Giovanni Evangelista).
Anche l'abside, semicircolare all'interno e poligonale all'esterno, risente dei modelli ravennati e presenta tre finestre con arco a tutto sesto. Notevoli sono i suoi affreschi (1320-1325), con scene della crocifissione di matrice giottesca recentemente attribuiti al pittore Pietro da Rimini (Rimini, ...? – circa 1345).
L'interno di semplice mattone crea continuità stilistica con l'esterno. La navata mediana è più spaziosa delle altre. Quelle laterali sono divise da sedici pilastri, otto per lato, e formano nove arcate a tutto sesto. Il soffitto della navata centrale, di legno scuro, è a doppia capriata. Due scale conducono al presbiterio sovrastante la cripta, elevato di due metri circa rispetto al livello della chiesa.
La modifica più evidente della pieve, benché questa sia giunta a noi essenzialmente nella sua forma originale, è ravvisabile nella cripta, la cui costruzione è avvenuta in epoca posteriore. Di aspetto massiccio, essa ha il pavimento abbassato di mezzo metro rispetto a quello della chiesa. Presenta volte a crociera, e il raccordo delle volte ai pilastri è ottenuto tramite capitelli a piramide tronca rovesciata. Al centro si trova un altare con lastra di marmo greco databile intorno al VII – VIII secolo. Il materiale utilizzato (i mattoni e le colonne) risulta essere frutto di reimpiego.
La cripta può considerarsi posteriore alla chiesa sia per l'aspetto della struttura muraria, sia perché le più antiche chiese ravennati originariamente non avevano cripte o presbiteri sopraelevati. Il metodo costruttivo a crociera può farla datare all' XI secolo, presentando analogie con la cripta di San Vittore di Ravenna (andata distrutta nel corso della seconda guerra mondiale). Quest'ultima era infatti costituita da volte a crociera sostenute da quattro colonne e aveva un' appendice nella piccola navata presente anche in San Pietro in Sylvis. Inoltre la cripta della Basilica Ursiana (Duomo di Ravenna), con forma a mezza luna, è presa come esempio di transizione tra la più antica forma semianulare e la forma ad oratorio; la cripta di San Pietro in Sylvis, con forma a pieno oratorio, è quindi databile, con un buon margine di sicurezza, tra la fine del X e l’inizio dell’ XI secolo.
Letture consigliate
- Viaggio nelle pievi di Ravenna, a cura di Roberta Budriesi Ravenna, Longo 1999
- Basilica di San Pietro in Sylvis, di Saverio Malara.