STORIA
Nella prima fascia collinare che si staglia alle spalle di Bologna, sulla sommità del colle di San Benedetto, presso il colle dell’Osservanza, sorge dal principio del XIX secolo la neoclassica villa che Antonio Aldini volle far costruire e che oggi proprio al ministro napoleonico è intitolata. La villa fu innalzata smantellando parte degli edifici preesistenti che afferivano al complesso religioso della Madonna del Monte. Nel 1938, Guido Zucchini che da anni studiava il complesso alla ricerca di testimonianze precedenti gli stravolgimenti ottocenteschi, smantellando la partitura muraria dell’ex sala da pranzo circolare portò alla luce le nicchie con gli straordinari affreschi bizantini. Sulla scorta degli interventi di restauro che coinvolsero l’edificio romanico, nel 1939 lo Zucchini pubblicò una monografia che trattava ampliamente sia della storia del complesso monastico, sia delle importanti vicende artistiche che avevano avuto il loro principio nel XII secolo. Secondo lo Zucchini la testimonianza della fondazione della rotonda si trovava in una cronaca del 1465, redatta da Graziolo Accarisi, che riportava ammantandola di leggenda la storia di Picciola Galluzzi. Infatti, la ricca e devota vedova si era ritirata a vita eremitica sul colle di San Benedetto quando una colomba disegnò un ampio circolo con dei grossi pezzi di legno, Picciola, accorsa sul posto, dopo essersi consultata con le istituzioni religiose cittadine, decise la costruzione di un edificio circolare che venne dedicato a Santa Maria Vergine. Sulla scorta di questa tradizione si volle datare la fondazione dell’edificio al 1116, avvicinandolo ad altre opere architettoniche dei colli promosse da pie dame bolognesi. Infatti, nel 1140 una Cremonina Piatesi costruì un romitorio sul colle di Ronzano , mentre le due sorelle Azzolina e Beatrice Guezzi nel 1160 fondarono quello del colle della Guardia. Una devozione femminile che richiama certamente il ruolo delle dame della nobiltà bolognese nella fondazione delle comunità religiose, un ruolo importante che non verrà meno anche nell’Epoca Moderna. La chiesa dedicata a Maria Vergine e il romitorio annesso vennero effettivamente confermati nel 1205 da Innocenzo III come pertinenze del convento Benedettino di San Felice. Una aneddoto importante è legato alla figura di San Domenico, poiché nell’agosto del 1221 il santo ammalato venne condotto dai suoi frati alla Rotonda, per trovare un po’ di giovamento dall’aria fresca del luogo. Sentendosi prossimo alla morte ordinò di essere ricondotto in San Domenico, poiché in caso di morte in altro luogo la comunità avrebbe perso la sua sepoltura, così con la suspanse del caso i frati riuscirono a ricondurlo alla basilica. Il XV secolo sarà un’altra stagione di grande fortuna del complesso mariano, poiché la vigilia dell’Assunta del 1443, il popolo bolognese preceduto dalle milizie di Annibale, si recò in processione per ringraziare la Vergine della vittoria di San Giorgio in Piano sulle truppe viscontee. Iniziò la tradizione della processione dell’Assunta che con alterne vicende durerà fino al 1758. Inoltre, per la volontà di illustri committenti quali i Bentivoglio ed il cardinal legato Bessarione il complesso, ormai spettante alla comunità benedettina di San Procolo, fu ingrandito, completato da un chiostro e da altri edifici sacri splendidamente decorati. Tali edifici, che subirono ulteriori cambiamenti nel XVII secolo, vennero quasi completamente cancellati dall’architetto Nadi al momento della costruzione di Villa Aldini.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Al di là delle leggende, che almeno sulla figura di Picciola Galluzzi potrebbero rivelarsi anche veritiere, la cultura architettonica che emerge dalla Madonna del Monte è certamente quella del XII secolo, invero legata ad altre costruzioni regionali, dalla Rotonda di Sacerno a Santa Maria di Calamosco. Nel 1973 gli studi della Nikolajević e di Bergonzoni sull’edificio misero in piena luce la sua importanza ed il ruolo specifico nel panorama delle costruzioni romaniche regionali. La Madonna del Monte venne costruita interamente in mattoni con un diametro di 10 metri, l’edificio attuale è frutto di pensanti interventi di restauro, avviati da Zucchini negli anni trenta del Novecento, un aspetto interessante è che il funzionario bolognese utilizzo la parte meridionale esterna, la meglio conservata, per ricostruire le parti mancanti. Insieme all’architettura l’aspetto certamente più interessante è dato dagli splendidi affreschi romanici rappresentanti gli apostoli e conservati nelle grandi nicchie collocate sulla parete. La critica li ha sempre letti in relazione alla pittura bizantineggiante che tra XII e XIII secolo caratterizzò la cultura artistica della regione, inoltre il programma pittorico abbastanza diffuso nella penisola, mostra una sostanziale derivazione dalla cultura veneziana del XII secolo, che era solita elaboralo attraverso il mosaico, come nella basilica di San Marco. L’intervento, certamente da ascrivere a più botteghe, mostra una qualità altalenante, la cui cultura artistica è però fondata su un lessico marcatamente bizantino che risente anche nella partitura del colore, nel sovradimensionamento delle mani e in un certo naturalismo, celato dai rigidi contorni, della pittura di area lombarda dell’XII secolo. Le belle figure trovano dei punti di contatto con la tavola bolognese della Madonna di San Luca, e sono portatori di una langue stilistica che raggiungerà il suo vertice nella cupola del Battistero di Parma, capolavoro indiscusso della pittura duecentesca emiliana.
LETTURE CONSIGLIATE
G. Zucchini, La Madonna del Monte a Bologna, Bologna 1939
I. Nikolajević, P. Bergonzoni, F. Bocchi, Arte romanica a Bologna, La Madonna del Monte, Bologna 1973
R. SERNICOLA , Gli affreschi romanici della Madonna del Monte a Bologna: considerazioni di iconografia, in “Quaderno”, M.AE.S, X, 2007