STORIA
L’origine del toponimo Santa Maria in Regola deriva con tutta probabilità dal termine latino “arenula” che indicava l’esistenza in epoca romana, nel luogo in cui è stata edificata la chiesa, di un’arena o teatro. Non si può tuttavia escludere l’ipotesi che identifica nella “regola”, quella dei monaci benedettini che qui elessero la loro sede. La prima fonte scritta che menziona il complesso religioso risale al 16 settembre del 998 ma indagini archeologiche e la presenza all'interno della chiesa di opere d’arte assai antiche, confermano l'ipotesi che l'edificio sia stato eretto verso la fine del VI secolo. Nella seconda metà dell'XI secolo vi furono rogate le concessioni del vescovo Morando con le quali egli cedeva alla cittadinanza i diritti di teloneum (dazio sulle merci in transito) e di publicum actum (esazione delle imposte dirette). L’antica ricostruzione trecentesca, di cui rimane debole traccia all’interno dei muri perimetrali che ospitano lacerti pittorici stilisticamente affini all’opera di Vitale da Bologna, è stata completamente cancellata dalla riedificazione avvenuta tra il 1780 e il 1786 ad opera di Cosimo Morelli, per volontà del Cardinal Bandi. Attualmente l’edificio presenta un’aula unica, di pianta quasi quadrata, coperta da una volta decorata da Alessandro Della Nave e Antonio Villa con cassettoni digradanti e al centro un finto cupolino in prospettiva.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
L’elemento architettonico più antico è il campanile circolare citato in un documento del 23 marzo 1080 in cui si fa riferimento alla chiesa di Santa Maria in Regola col chiostro e la “torre longa”. La torre, costituita interamente da laterizio, presenta una struttura poliedrica a sedici lati che si restringe progressivamente verso l’alto, sfiorando i 23 metri di altezza. Osservando la muratura è possibile distinguere due settori distinti: dalla base del campanile fino all’altezza di 13,5 metri l’edificio, caratterizzato da monofore tamponate, presenta mattoni dalle tonalità accese, sconnessi e di riutilizzo, la parte più alta è invece costituita da laterizi di altra tipologia e colore assemblati con maggiore uniformità. Da recenti indagini stratigrafiche è emerso che la struttura di base e la muratura al di sopra dei quattro metri sono state realizzate entrambe con mattoni di reimpiego di modulo romano anche se divergono per i materiali e la messa in opera. L’ipotesi più accreditata è che non si tratti di un divario cronologico ma di un cambiamento di tecnica all’interno dello stesso cantiere motivato da esigenze statiche e da scelte funzionali precise. La datazione oscilla tra il X e l’XI secolo e da un punto di vista stilistico il richiamo più immediato è costituito dai campanili cilindrici di matrice ravennate malgrado la pianta a sedici lati della torre imolese costituisca una sorta di elemento distintivo all’interno di questa tipologia. Successivamente tra il XII e il XIII secolo il campanile è stato rialzato e l’intervento di ristrutturazione ha previsto l’apertura di un giro di otto monofore a tutto sesto, attualmente tamponate e di cui ne sono visibili solo sette perché l’ottava è stata sostituita da un’apertura rettangolare senza dubbio più recente. La zona al di sopra dell’estradosso delle monofore presenta oltre al reimpiego di laterizi romani, mattoni di modulo medievale di minor spessore risalenti al XIII secolo. Ascrivibili al XIV e XV secolo sono viceversa gli interventi di tamponamento delle monofore, l’aggiunta di bifore caratterizzate da arcate ogivali e la guglia cuspidata che sorgeva alla sommità, crollata nel 1803. In occasione del restauro del 1896 sull’alzato vennero posizionate due catene circolari di contenimento in ferro, tutt’ora visibili.
LETTURE CONSIGLIATE
L'Abbazia benedettina di Santa Maria in Regola: quindici secoli di storia imolese, Studi e ricerche, tomo I, a cura di A. Ferri, M. Giberti, C. Pedrini, O. Orsi, Imola 2010
L'Abbazia benedettina di Santa Maria in Regola: quindici secoli di storia imolese, Euristica delle fonti documentarie (sec. XI-XIX), tomo II, a cura di A. Nanetti e G. Mazzanti, Imola 2010
E. Prantoni, I misteri inquietanti del campanile di S. Maria in Regola, Imola, Associazione Giuseppe Scarabelli, 2006
M. G. Bassani, Gli ultimi ritrovamenti archeologici nell'antica abbazia di S. Maria in Regola: quante ricchezze d'arte sono ancora nascoste?, in “Pagine di vita e storia imolesi”, 1 (1983), pp. 17-26