STORIA
Sul lato meridionale della piazza Aurelio Saffi si affaccia l'abbazia di San Mercuriale che costituisce il complesso monumentale romanico più significativo dell'intera provincia forlivese. La ricostruzione delle sue origini molto antiche risulta difficoltosa a causa della mancanza di notizie storiche sicure sulla fondazione della chiesa primigenia e sulla figura leggendaria di San Mercuriale al quale è dedicata. Infatti il primo documento che accerti l'esistenza di un monastero benedettino, collocato al di fuori delle mura (la città medievale murata era più ad occidente rispetto al centro attuale), è costituito da un atto di donazione dell'8 aprile 894 dell'arcivescovo di Ravenna a favore dell'abate di San Mercuriale in Forlì. Per quanto riguarda invece il periodo precedente emergono solo incertezze e supposizioni. Infatti si è ipotizzato che San Mercuriale, vescovo dell'antica città di Forum Livii, avrebbe fondato nel IV secolo la prima chiesa cristiana dedicata a Santo Stefano – la cattedrale originale – in una zona al di fuori delle mura, ad est della città. Al momento della fondazione seguì una separazione tra la cattedrale che fu trasferita entro le mura nella sede di Santa Croce e la chiesa primitiva la quale venne trasformata in un santuario, sito nell'attuale centro di Forlì, che custodiva le spoglie del suo fondatore; e lì accanto fu istituito anche un monastero benedettino. La storia del periodo successivo al Mille è ricca di lasciti e donazioni che testimoniano l'espansione del monastero e lo sviluppo della città verso oriente che andò ad inglobare anche il territorio di San Mercuriale il quale risulterà da quel momento compreso entro le nuove mura di Forlì. Ma immediatamente dopo l'incendio rovinoso del 1173, che provocò la devastazione della città e la distruzione del monastero, furono avviati i lavori di ricostruzione al fine di riedificare, nell'area della chiesa distrutta, una nuova abbazia in stile romanico-lombardo. A partire dal Cinquecento fino al Settecento, si sono susseguiti innumerevoli rimaneggiamenti barocchi, eliminati sia dai bombardamenti della seconda guerra mondiale sia dai restauri novecenteschi che mirarono a restituire al monumento quella fisionomia romanica che la contraddistingueva fin dal 1176.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Partendo dall'esterno, la facciata, opera di ricostruzione, risulta interessante soprattutto per la lunetta del portale, dove è inserito il più importante complesso scultoreo romanico. Al centro vi è raffigurata la scena dell'Adorazione con i Re Magi che recano i doni, seguiti sulla destra dalla Vergine col Bambino sulle ginocchia e da San Giuseppe. Sulla sinistra invece la storia del Sogno dei Re Magi è rappresenta dai tre dormienti uno accanto all'altro con l'angelo che appare loro in sogno. Queste sculture, provenienti dalla scuola antelamica, sono scrivibili al XIII secolo e vi si può scorgere in particolare una mano affine a quella del Maestro dei Mesi di Ferrara. Poi spostandoci al campanile di 75 metri, quest'ultimo, posto sul lato destro dell'abbazia, rappresenta uno dei più alti ed interessanti campanili romanici lombardi. Edificato nel 1178 sotto la direzione di Francesco Deddi, possiede pianta quadrata e una guglia di forma conica che svetta in sommità, coronata alla base da quattro torroncini. Le facce della torre sono divise in tre parti da lesene ben evidenti, raccordate da archi ciechi alla base della cella campanaria; invece a livello trasversale, il campanile è suddiviso in cinque piani da cornici ad archetti pensili. Ricordiamo il chiostro quattrocentesco dei monaci vallambrosiani che è posto proprio dietro il campanile e possiede due lati, i quali sono costituiti da loggiati che sono aperti verso l'esterno e l'interno. Passando alla struttura interna di San Mercuriale, essa appare tipicamente romanica, molto sobria e severa, in nudo mattone. Si ipotizza infatti che la ricostruzione delle nuove linee architettoniche sia stato frutto di un'attenta ripetizione di quelle romaniche del XII secolo. La chiesa possiede una pianta basilicale a tre navate, senza transetto, divise nella navata centrale in tre campate da archi trasversali a tutto sesto. Inoltre ciascuna campata è suddivisa in tre parti da archi longitudinali che determinano una scansione in nove campate. In particolare la terza campata era quella dell'antico presbiterio che, precedentemente diviso in due piani - uno sopraelevato per i monaci e una cripta inferiore in cui officiava il clero - fu eliminato in seguito al crollo del 1505. Infatti le attuali pareti della terza campata ne dimostrano la struttura originaria per la presenza di due ordini di archi sovrapposti, dove gli archi inferiori dovevano appartenere alla cripta, quelli dell'ordine superiore costituivano invece il presbiterio sopraelevato. Infine all'interno dell'abbazia si trovano anche altri monumenti di notevole pregio artistico, che sono degni di essere menzionati come il leone stiloforo, che è quanto resta di un protiro che arricchiva il portale, la cappella che contiene il sepolcro quattrocentesco di Barbara Manfredi, moglie del signore di Forlì, eseguito da Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole e un'altra cappella con gli affreschi di Marco Palmezzano (1459-1539). Al termine della navata meridionale è posta una croce in pietra che risale all'alto Medioevo e la Cappella Mercuriale che contiene le spoglie del santo patrono, oltre agli interessanti affreschi di Livio e Gianfrancesco Modigliani, commissionati dall'influente Gerolamo Mercuriali (1530-1606).
LETTURE CONSIGLIATE
G. Spinelli, San Mercuriale a Forlì, in Monasteri benedettini in Emilia-Romagna, Milano 1980.
S. Stocchi, San Mercuriale a Forlì, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.
A. Colombi Ferretti, L. Prati, U. Tramonti, Il complesso monumentale di San Mercuriale a Forlì: restauri, Forlì 2000.