STORIA
A poca distanza dall'abitato in direzione di Carpineti, tra il 1076 e il 1092, viene edificata l'abbazia di Marola per munificenza della contessa Matilde di Canossa, come dimostrazione della sua riconoscenza nei confronti dell’eremita Giovanni da Marola, premiato per averla incoraggiata a proseguire la lotta contro l'imperatore Enrico IV. L'abbazia di Marola, divenuta successivamente sede di una comunità religiosa aderente alla regola benedettina, già nel Trecento comincia a mostrare i primi segni di decadenza, per poi essere trasformata in commenda precisamente nel 1348. Dopo l'ulteriore trasformazione seicentesca in residenza fortificata, nel 1747 l'edificio subisce dei radicali interventi di ristrutturazione in linee barocche, che ne mutano completamente l’aspetto originario, con il rifacimento della facciata e l'aggiunta del transetto e della cupola. La chiesa viene poi soppressa in epoca napoleonica e, dopo la Restaurazione, viene riscattata e donata alla Curia di Reggio che nel 1824 decide di destinarla a seminario. Quindi, in seguito a queste modiche richieste dal nuovo progetto, la pieve di Marola appare come un edificio di fine Ottocento, di gusto neomedievale, privo anche delle tracce dei chiostri antichi. Soltanto il parametro murario a fianco dell'abside, dove si trova il torrioncino, rivela l'esistenza di una struttura medievale e la compattezza degli edifici a lato della chiesa evoca la struttura dell'antico monastero. Tra l'altro, nel 1955, viene avviato un progetto di ricostruzione tendente a ripristinare il complesso nella sua struttura primitiva e a restituire l'immagine prevalentemente romanica.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
All'esterno, l'abbazia presenta una facciata sobria, largamente integrata, che appare costituita da doppio saliente e ornata da un portale in arenaria, affiancato da semicolonne con capitelli scalpellati ad intreccio. L'abside mediana, che si mostra imponente, nitida e pienamente romanica, domina le altre due absidiole più piccole e altrettanto ben definite. La parte centrale è aperta con una monofora a forte strombo ed è terminata da archetti ciechi sormontati da una triplice cornice. Passando all'interno, quest'ultimo è caratterizzato da una pianta basilicale a tre navate senza transetto, a cinque campate su archi a tutto sesto. Le tre navate sono inoltre suddivise da colonne e da pilastri che sorreggono archi semicircolari, mentre il tetto è a tre travi lignee su tutte le navate. I primi due sostegni sono costituiti da colonne cilindriche a differenza degli altri che sono pilastri a sezione squadrata. Le navate sono anche provviste di una copertura a capriate in legno a vista e il presbiterio, che occupa la quinta campata, ha copertura a botte. Infine, per quanto riguarda la decorazione scultorea, all'interno della chiesa è conservato un solo capitello originale di tipo corinzio, intagliato con motivi vegetali, fogliame a rilievo ed eleganti volute negli spigoli. Mentre gli altri capitelli si palesano come il risultato di chiari rifacimenti moderni; invero soltanto pochi frammenti pienamente romanici sono stati riuniti all'interno di un lapidarium del seminario. Tra quest'ultimi risulta interessante quel capitello che riporta un'iscrizione graffita con il ricordo di un'eclisse totale di sole, risalente al 1239.
LETTURE CONSIGLIATE
S. Stocchi, L'abbazia di Marola, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.
G. Baldini, Considerazioni su alcuni edifici e sculture romaniche del nostro Appennino: Marola, Rubbiano, S. Vitale delle Carpinete e Canossa, 1989.
F. Milani, Il territorio di Marola da Matilde di Canossa ai nostri tempi, Reggio Emilia 1992.