STORIA
La cattedrale di Piacenza è uno degli edifici romanici più importanti della Pianura Padana, la cui fondazione è ricordata da una lapide collocata sulla facciata e datata 1122. Infatti, nel 1117 un potente terremoto devastò la regione e diversi edifici di Piacenza, tra cui l’antica cattedrale di Santa Giustina, fu probabilmente quella la motivazione della nuova costruzione, contemporanea ai cantieri del Duomo di Parma e dell’Abbazia di Nonantola. Invero, un altro fatto storico particolarmente importante può essere ricollegato alla nascita del duomo, nel 1126 furono eletti i primi 5 consoli della città, che sancirono sostanzialmente la definitiva ascesa del potere comunale. La cattedrale diventò così l’espressione del Comune e della spiritualità della cittadinanza che sostenne finanziariamente la sua costruzione attraverso le proprie corporazioni. Per tali ragioni è probabile che almeno per il terzo decennio del XII secolo continuarono ad esistere due cattedrali distinte, per certi versi rivali: i vescovi mantennero infatti la loro sede nella vecchia chiesa di Sant’Antonino, mentre Santa Giustina fu legata da subito alle sorti della nuova istituzione. Come tutti i grandi cantieri emiliani, anche il duomo di Piacenza impiegò più di un secolo per essere completato, ciò avvenne grazie all’attività di Rinaldo Santo da Sambuceto, ricordato nel 1233. Le fasi costruttive furono diverse, e possono sostanzialmente essere raggruppate in due periodi: il primo, centrale per la decorazione scultorea e la composizione strutturale dell’edificio, durò fino al 1150, il secondo prese invece avviò nel 1179, dopo la battaglia di Legnano, e con vicende alterne durò fino alla conclusione dei lavori nel secondo quarto del XIII secolo. Nei secoli successivi diverse furono le modifiche apportate alla struttura: in epoca gotica il rosone sulla facciata, nel 1333 la torre campanaria e la cappella battesimale, mentre l’interno subì numerosi cambiamenti soprattutto in epoca Post-Tridentina. Alla fine dell’Ottocento venne poi avviato un intervento radicale di restauro che staccò gran parte delle pitture e delle altre decorazioni databili al XVII secolo, donando all’edificio un estremo aspetto romanico di gusto sostanzialmente neomedievale.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
La cattedrale nacque probabilmente con un impianto a tre navate privo del transetto e forse la facciata fu concepita per essere impostata tra due campanili collegati alla prima campata, nel 1333 ne venne costruito uno solo. La prima fase fu caratterizzata dall’attività di maestri muratori e lapicidi formatisi sul linguaggio wiligelmico, maestranze che provenivano dai cantieri modenesi e nonantolani. La critica ha evidenziato in questi interventi scultorei anche la presenza del grande Nicolò, il prestigioso maestro padano che fu attivo tra Wiligelmo e Benedetto Antelami. A Piacenza, Nicolò ebbe certamente un ruolo importante poiché firmo nel 1122 la realizzazione del portale destro, dove nell’architrave sono raffigurate le storie di Cristo, mentre nell’archivolto si diparte una decorazione caratterizzata da motivi vegetali e geometrici. La sua cultura artistica si sviluppava dalla lezione di Wiligelmo, ma prediligeva un rilievo meno aggettante, maggiore raffinatezza nei dettagli ed una sapienza lineare quasi pittorica. Questo linguaggio fu ampiamente utilizzato nella cattedrale, è infatti probabile che alcune delle botteghe attive negli interventi scultorei successivi, in particolare quelli realizzati intorno al 1150 nella navata, relativi alle formelle dei Paratici (rappresentano le attività delle corporazioni), furono l’opera di creati di Nicolò. La facciata della cattedrale in origine era costituita da blocchi d’arenaria, nella parte inferiore venne poi utilizzato un rivestimento di marmo rosa; le linee architettoniche sono molto simili a quelle della cattedrale di Parma, la facciata è altresì strutturata con due contrafforti, presenta gallerie cieche ritmate su colonnine e tre portali con ampi brani di decorazione scultorea. Bellissimi i leoni stilofori ed i telamoni che sorreggono gli architravi, ogni portale è sormontato poi da protiri a due piani. La decorazione scultorea del portale centrale è in gran parte opera dei rifacimenti ottocenteschi con tanto di firma del vescovo committente, Scalabrini, e dell’architetto responsabile, Guidotti. Il portale sinistro ospita invece, racchiuse in sette arcate separate da colonnine tortili, le storie dell’infanzia di Cristo, la cultura è quella wiligelmica prossima agli esempi nonantolani ed alla porta della Peschiera a Modena. Inoltre, nel transetto si apre un altro piccolo portale sempre di cultura romanica con la raffigurazione di Cristo tra Maria e un angelo. I fianchi della cattedrale in pietra sono sormontati da una galleria scandita da contrafforti, sono presenti monofore con arco a tutto sesto e altre ogivali; la galleria doveva poi continuare nell’abside del transetto che è rimasto però incompiuto. Le absidi delle navate sono realizzate anch’esse in pietra calcarea e decorate con una galleria le cui colonnine presentano capitelli scolpiti con teste umane e animali, anche qui sono presenti numerosi interventi di restauro. Nel grande abside centrale si apre poi un finestrone decorato con diverse figurazioni, dall’Agnus Dei all’Annunciazione; secondo la critica, questa parte, che mostra evidenti integrazioni, sarebbe frutto di una ricostruzione arbitraria che utilizzò materiali di reimpiego provenienti verosimilmente dalla facciata. La pianta del duomo è a croce latina scandita internamente da ventisei pilastri, cinque le campate della navata centrale , sei di metà lunghezza per ogni braccio del transetto e dieci di uguale misura nelle navatelle. Proprio nelle navatelle è evidente come la parte inferiore della costruzione mantenga ancora l’articolazione romanica, mentre la parte superiore evidenzia già caratteri formali sostanzialmente gotici. Sulle pareti della navata furono realizzati dei falsi matronei, infatti le finestre sono ricavate nel muro ed hanno una sostanziale funzione di alleggerimento e modulazione della luce. Oltre alle sette formelle superstiti dei Paratici con i mestieri murate sui pilastri, capolavoro della scultura romanica d’ambito nicolesco, anche i loro capitelli presentano diverse decorazioni: fitomorfe, zoomorfe ma anche figurate, come quelle della controfacciata con le storie di David. Infine, la cripta con le sue centotto colonne in marmo ed i capitelli si caratterizza come una delle la parti più armoniose e meglio conservate dell’edificio.
LETTURE CONSIGLIATE
AA. VV., l l Duomo di Piacenza (1122-1972): atti del Convegno di studi storici in occasione dell'850 anniversario della fondazione della Cattedrale di Piacenza, Piacenza 1975.
S. Stocchi, La cattedrale a Piacenza, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.
C. Demetrescu, Proverbi di pietra: duomo di Piacenza, Sant'Eufemia (Piacenza), duomo di Ferrara, Rimini 1999.